Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche liberavano Auschwitz, rivelando la terribile realtà del genocidio degli ebrei della Germania nazista. Quel giorno, in cui per la prima volta si prese coscienza del sistematico piano di sterminio di un popolo, è stato assunto come monito per ricordare i crimini causati dall’odio, dal fanatismo, dal razzismo e dal pregiudizio. La Giornata della Memoria è un giorno di commemorazione e di riflessione sulla necessità di non dimenticare una delle pagine più buie della nostra storia. È nel dovere di non dimenticare che risiede il significato profondo della Giornata della Memoria: tenere vivo il ricordo, conoscere ciò che è stato, è necessario perché ciò che è accaduto può tornare ad accadere, e le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed offuscate. La memoria della Shoah spinge a riflettere non solo sulle responsabilità degli esecutori materiali di simili atrocità, ma anche di chi, attraverso il silenzio e l’indifferenza, ne è diventato complice, contribuendo alla scrittura di una delle pagine più atroci della nostra storia.
Ciò che è necessario, oltre alla commemorazione, è la comprensione delle cause storiche e politiche che hanno portato all’olocausto, e un’assunzione di responsabilità collettiva che consenta di non ripetere gli errori del passato. È con la riflessione sulle responsabilità collettive che il dibattito sulla Shoah si attualizza e si riflette: l’indifferenza verso i popoli vittime di soprusi e discriminazioni, il gioco di potere sulla pelle dei rifugiati, su cui si giocano le battaglie politiche dei governi europei. O ancora, il triste destino del popolo Afghano, salvato dal regime talebano e riconsegnato allo stesso nell’indifferenza generale dell’occidente.
Aldilà della retorica, la Giornata della Memoria non deve fungere solo da ricordo di ciò che è stato, ma anche da monito per il futuro che ricordi l’importanza di non voltare lo sguardo dall’altra parte quando un essere umano o un popolo viene offeso e discriminato.
“Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”. (Anna Frank)
di Erica Manta e Sara Morillon